Sulla pedofilia la Chiesa continua ad impedire trasparenza e una vera tutela dei bambiniIn Primo Piano
16/02/2016 - 16:10Sembrava che l'arrivo di Papa Francesco, con il suo carico di rottura rispetto alle dinamiche interne della Chiesa, potesse essere sufficiente a determinare, sul tema della pedofilia, una armoniosa comunità di intenti con il nostro Ordinamento giudiziario. L'obbligo di segnalazione del reato da parte di un religioso, dunque, avrebbe dovuto essere disciplinato anche nel corpus di leggi pontificie, e Francesco non aveva fatto mistero di preferire questa via come ineluttabile. Sembrava, ma così non è. Non si sa quale lobby interna al Vaticano stia premendo per evitare di scoperchiare uno scandalo che ha radici lontane e (evidentemente) dimensioni mondiali, ma il testo della Cei (Conferenza episcopale italiana), bocciato proprio dal Papa una prima volta e poi ripresentato senza recepire la modifica che era stata chiesta, afferma che “nell’ordinamento italiano il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico, salvo il dovere morale di contribuire al bene comune, di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti". In seguito a ciò, la Pontificia Commissione anti abusi istituita da Papa Francesco ha attaccato le conferenze episcopali, e Patrick O’Malley, cardinale di Boston, il quale preside l'organismo anti pedofilia voluto dal Pontefice, ha ribadito che “...negli Stati Uniti le linee guida dei nostri vescovi affermano chiaramente l’obbligo per tutte le diocesi e per tutto il personale di denunciare i sospetti abusi alle autorità pubbliche. Come Commissione consultiva del Santo Padre per la tutela dei minori abbiamo recentemente ribadito la volontà dei membri di fornire materiali per i corsi offerti a Roma, compreso tra gli altri il programma annuale di formazione per i nuovi vescovi e per gli uffici della Curia romana affinché possano utilizzarli nei loro sforzi per la protezione dei minori”. Sembrerebbe tutto chiaro: da una parte il Papa (ma non è il monarca assoluto della Chiesa ?), dall'altra la Cei. Eppure anche nella Commissione anti abusi c'è qualcosa che non va. Infatti, al suo interno si è verificato un duro scontro conclusosi con l’allontanamento di uno dei suoi 17 membri, l’ex vittima di abusi Peter Saunders, reo di aver duramente criticato il cardinale australiano George Pell, sotto inchiesta nel suo Paese con l’accusa di aver insabbiato la pedofilia del suo clero quando era arcivescovo di Melbourne. Ma Saunders aveva attaccato anche il Papa, reo a sua volta di aver nominato, quale membro della Commissione, monsignor Juan de la Cruz Barros, suo amico personale, accusato di aver coperto la pedofilia di padre Fernando Karadima, un leader spirituale nella Chiesa cilena che nel 2011 fu ritenuto colpevole di aver abusato sessualmente di minori. La situazione sembra in stallo, e i colpevoli di reati contro i minori, nella Chiesa, continuano ad essere generosamente coperti, con metodi simili a quelli usati in favore dei criminali nazisti nell'immediato dopoguerra.
Fonte: Redazione Non ci sono allegati per questa notizia Torna indietro Questa Notizia è stata letta 2472 volte
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