Statistiche del servizio 114: le emergenze che non fanno rumore - di Sara PezzuoloArea Medico Scientifica
01/03/2014 - 11.38Il servizio 114 Emergenza Infanzia svolge la sua azione di aiuto nell’ambito delle emergenze che riguardano i minori dall’anno 2003. Sfogliando le pagine del sito, troviamo le statistiche dei casi gestiti dal 2003-2005 (anni della sperimentazione) al 2006- 2012 (periodo gennaio-dicembre). Gli interventi hanno riguardato minori appartenenti ad entrambi i sessi in pressoché uguale percentuale (maschi 51,6% - femmine 48,4%) che vivono, in maggioranza (50%), con entrambi i genitori a fronte di un 4,7% che vive con il padre e di un 33,1% che vive con la madre. Ciò che di interessante si rileva nell’analisi di questi dati, sono le situazioni di emergenza delle quali nessuno parla. Infatti, a fronte di titoli mediatici sugli abusi sessuali (nella casistica del 114 riscontrabile nel 3,6% dei casi) stessa attenzione mediatica non sembra essere riservata alle situazioni di abuso fisico (10,8% dei casi) di abuso psicologico (7,5% dei casi) che i minori subiscono. Ancora, per quanto la casisitica afferente all’abuso ed alla violenza comprenda il 32,3% dei casi, una componente non meno trascurabile di casi gestiti dal 114 concerne i fattori di rischio familiare (19,5%) tra cui, rilevante, è il disagio esperito nelle situazioni di inadeguatezza genitoriale (15,4%). Sempre rilevante, secondo la sottoscritta, è anche la percentuale dell’8,1% delle difficoltà connesse ai problemi di separazione dei genitori. Ma perché di queste emergenze non si parla? Perché, per quanto gravissimo, il 3,6% dei casi di abuso sessuale fanno “dimenticare” l’abuso fisico e psicologico? Tutto ciò che crea un pregiudizio per il sano e sviluppo armonico del minore deve essere contrastato ma, se si parla di violenza sessuale, perché non si può parlare anche di violenza psicologica? Perché non si può affermare che, che ci piaccia o meno, alcuni bambini chiedono aiuto per “problemi relazionali con i genitori”? Poi… dove è il disagio? Seppure farebbe a tutti comodo pensare che il problema è altro o fuori da noi, nel 63,1% dei casi le problematiche si concretizzano nell’ambiente familiare (63,1%) con un, udite udite, presunto autore di reato che vede, in testa a questa triste classifica, le madri (madre 44,8% ) rispetto ai padri (33,55). Perché anche di questo non si parla? L’informazione è tale se informa non se disinforma. Tutte, e ripeto tutte, le situazioni di pregiudizio devono essere condannate. Ma non dobbiamo erroneamente pensare che esistano solo determinate emergenze. Alle vittime silenziose, alle vittime di cui non si parla va il mio pensiero. A coloro impegnati nelle azioni di tutela dei minori il mio invito ad essere informati: le iniziative devono rispondere alle emergenze e non far in modo di trovare l’emergenza per giustificare l’iniziativa. Fonte: Redazione Non ci sono allegati per questa notizia Torna indietro Questa Notizia è stata letta 5919 volte
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08.01 di domenica 02/03/2014 | ||
scritto da gerardo spira | ||
Questi dati devono essere messi sotto gli occhi di quei magistrati che si formano opinioni attraverso le lamentele riportate negli scritti da avvocati arrivisti o da una frustrata cultura personale. Credo che i maggiori pregiudizi vengano arrecati al minore dalle decisioni di questi giudici e dalle relazioni di operatori sociali che si conformano, per difendere il posto di lavoro,alla loro volontà. Quando si parla di pregiudizio psicologico si parla della peggiore delle cause che disturba l´equilibrio psicofisico del minore. L´allontanamento forzato del minore da entrambi i genitori o da uno dei due è la teoria più distruttiva del concetto di famiglia e di società. | ||
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